MISAEL
Monsignor Misael Vacca Ramirez è stato presso la nostra parrocchia di S. Frumenzio dal 1990 al 1992. Nel 2001 è stato eletto vescovo di Yopal, Casanare, Colombia.

(Qui ritratto in una recente foto con don Enrico)

La sera del 7 Ottobre 2004, Don Misael è venuto nella nostra parrocchia e ci ha fatto conoscere la realtà della sua terra, e della sua diocesi in particolare.

Ci ha poi raccontato le fasi del suo rapimento, dalla cattura, alla sua peregrinazione ed infine al suo rilascio: una drammatica esperienza, ma anche una occasione per sperimentare la forza della preghiera personale e della chiesa tutta, ed il sostegno dell'affetto e del calore della gente.

Alla fine della serata Don Misael si è congedato dalla comunità parrocchiale. Ha detto: "Arrivederci a presto" ... a Roma oppure a Yopal!
La COLOMBIA
Spesso nel mondo la Colombia viene associata alla droga.
Ma questo Paese non è solo droga. Non mancano importanti risorse naturali, ma la sua vera ricchezza è la gente: semplice, umile, solidale e positiva nello stile di vita.
La Colombia è situata sulla linea equatoriale: l'anno, perciò, è scandito da una stagione calda e secca e da un inverno non particolarmente freddo, ma piovoso.
La lingua ufficale è lo spagnolo ed il cristianesimo cattolico è la religione più diffusa, anche se non sempre davvero praticata nella vita quotidiana.
La regione di Yopal si trova nell'interno del Paese, in un territorio prevalentemente collinare.
Questa regione fu evangelizzata dai Gesuiti alla fine del sec. XVI, poi sostituiti dagli Agostiniani che lavorarono molto nel campo della salute pubblica, dell'educazione e della promozione umana.
Yopal è una diocesi recentissima, costituita appena quattro anni fa, e Don Misael ne è il primo vescovo. Questa diocesi è ancora considerata "terra di missione", bisognosa, cioè, dell'aiuto, anche materiale, della Chiesa intera. Vi sono impegnati, in questo momento quaranta giovani sacerdoti, di cui diociotto però provengono da altre diocesi e collaborano allo sviluppo di questo territorio. Ma la speranza nel futuro è rappresentata da venti giovani del territorio della diocesi che si stanno preparando al sacerdozio nel seminario di Bogotà.
Don Misael ha raccontato che in questi quattro anni ha consacrato tre nuovi sacerdoti, ma ha voluto anche sottolineare che questo è il frutto dell'opera del vicario apostolico che lo ha preceduto.
L'EVANGELIZZAZIONE
L'opera di evangelizzazione attuale mette in atto il Sistema Integrale di Nuova Evangelizzazione, un progetto molto diffuso nell'America Centrale. Partendo dalla constatazione che molti battezzati non vivono pienamente la comunità cristiana, si cerca di costituire dei piccoli gruppi dove, all'annuncio del Kerigma ed alla preghiera, fa seguito un profondo discernimento per comprendere ed accogliere il ruolo di ognuno all'interno della famiglia e della società in generale. La Parola di Dio chiede di essere ascoltata e da questo ascolto nasce una scelta di vita per la pace.
L'attività di Don Misael è soprattutto quella di incontrare la gente, di ascoltare e di offrire una parola di conforto e spesso non si può fare molto di più.
Si può dire, infatti, che la diocesi di Yopal "sopravviva": c'è molto poco, ma quel poco che c'è si distribuisce per alleviare le sofferenze della gente.
I PROBLEMI
La regione di Yopal, come tutta la Colombia, porta il peso di gravi problemi. La violenza, innanzitutto, fomentata da diversi gruppi armati ai margini della legalità.
Questi gruppi armati hanno origini diverse: taluni sono nati da una proposta politica contro la corruzione del governo, altri non hanno alcun progetto veramente politico, ma mirano solo a consolidare il potere acquisito.
Ma tutti, indistintamente, con le loro azioni danneggiano la popolazione civile, rendendo precarie e difficili le condizioni di vita.

La guerriglia ha iniziato ad imporre il proprio potere in zone del Paese in cui lo Stato era latitante ed in quelle zone è cresciuta in forze e capacità economica. Quando il governo si è poi risolto ad avviare un'azione di contrasto, questi gruppi erano troppo cresciuti e potenti ed hanno opposto una restistenza che dura tutt'ora.
Molte persone che si trovano in questi gruppi, tuttavia, vi si trovano sotto costrizione: sono stati rapiti e costretti a combattere con la minaccia di ritorsioni contro la famiglia rimasta al villaggio.

La violenza non permette di lavorare.
C'è povertà perchè non c'è lavoro e non c'è lavoro perchè nessuno investe nelle attività produttive.
Le tangenti imposte sulle attività sono, infatti, uno dei modi con cui la guerriglia sovvenziona le sue operazioni.
Chi ha soldi non pensa di investirli in una attività nel Paese perchè teme la richiesta di tangenti, così gravose che farebbero fallire in breve tempo ogni impresa.
Per lo stesso motivo anche gli investimenti stranieri sono scarsi e lo sviluppo del Paese è in forte ritardo.
Quando non c'è lavoro, c'è fame. E se c'è fame, c'è violenza. E', questa, una spirale negativa che porta la gente esasperata ad emigrare, cercando un vita migliore nelle grandi città. Ma ben presto i sogni e le speranze si spengono nelle poverissime bidonville delle periferie urbane.

In questo scenario, la Chiesa è la realtà più credibile.
E' già impegnata in tante piccole azioni di carità per alleviare il disagio dei profughi, ma è possibile pensare progetti più ampi, che vadano oltre il soccorrere la necessità immediata.
I vescovi, poi, si offrono come mediatori per il dialogo tra il governo ed i gruppi armati, anche se i tanti sforzi non bastano talvolta ad evitare il naufragio delle trattative.
La Chiesa tutta, poi, compie un'azione profetica: denuncia il male, chiede il rispetto dei valori, promuove la dignità umana.
Ma non tutti vogliono la pacificazione e la Chiesa stessa ha contato in questi anni numerosi martiri.
Il SEQUESTRO
Don Misael ha raccontato, infine, le fasi del suo rapimento: dall'arrivo nel villaggio, dove era atteso con altre persone per la promozione di un programma di formazione per gli abitanti delle zone rurali, all'arrivo dei guerriglieri che non hanno consentito a nessuno di lasciare il villaggio, alla decisione di portarlo via sulle montagne. Ha raccontato la fatica e la difficoltà del cammino, le notti passate in sacco a pelo disteso in terra, la paura per l'esito incerto del rapimento ed il senso di sconforto per l'impossibilità di decidere del proprio destino. Ma, in questa drammatica esperienza, Don Misael ha raccontato di aver fatto una intensa esperienza della forza della preghiera comune (che ha superato la grande distanza che separa due continenti) e del sostegno dell'affetto e del calore della gente.
Tutto si è concluso con il rilascio tre giorni dopo a poca distanza dal villaggio dove era avvenuto il rapimento. La dinamica del sequesto, il suo scopo e la repentina conclusione rimangono ancora nella completa incertezza.

Alla fine della serata Don Misael si è congedato dalla comunità parrocchiale. Ha detto: "Arrivederci a presto" ... a Roma oppure a Yopal!"
 
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