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FRAMMENTI DI VITA QUOTIDIANA IN TEMPO D’ISOLAMENTO
In questa sezione del sito raccoglieremo le storie che ci arrivano, relativamente a come stiamo vivendo e cosa stiamo scoprendo di nuovo nelle nostre famiglie in questo periodo di isolamento.

I Raffaella's

Ridestati alla meraviglia dal Covid-19

L’idea di chiudere ogni dispositivo dopo cena e di fare qualcosa tutti insieme di “meno consueto” è stata di mio marito. I ragazzi (con età che vanno dalle medie all'università) hanno acconsentito con entusiasmo; cosa che potrebbe un po’ stupire, ma forse semplicemente possiamo riconoscere di non sapere sempre tutto dei nostri figli e dei loro desideri, chissà. Io la leggerei così.

Così siamo partiti con un gioco in scatola diverso per sera, ma i veri insospettati elementi di animazione dell’attività sono stati: 1. La scelta del gioco, la cui selezione ha aperto puntualmente lunghissimi dibattiti con arringhe e uso di arte oratoria degne delle migliori aule di tribunale. Una cosa molto divertente che ho osservato con grande simpatia. 2. Il rimpallarsi chi dovesse avere “mamma in squadra”, notoriamente poco performativa nei giochi, dicono eufemisticamente, e quindi elemento debolissimo in ogni “serio” gioco di squadra. In questo loro non ammettono mediazioni, ben “istruiti” sin dalla tenera età dal padre, che non si faceva tema di “asfaltare” i figli ancora piccoli pur di andare in rete! Comunque, mossi a pietà hanno optato per la “turnazione”, fino a quando alla quarta sera il minore dei miei figli ha ritenuto doveroso ricordare al padre che appunto, in quanto marito, sarebbe stato carino da parte sua volermi in squadra, sempre! E così ha risolto in un colpo solo la faccenda composizione delle squadre e ha fornito una bella consulenza di coppia, gratuita!

Una sera, dato che le arringhe erano iniziate sin dal pomeriggio, tra una lezione e l’altra e uno spuntino e l’altro, e si stava arrivando ad un punto morto (tanto che mio marito era pronto a sconfessare se stesso, concedendo una tregua che permettesse di tornare tutti agli amati dispositivi), ho pensato di proporre una sessione di pratica filosofica. Il figlio maturando (che chatta felicemente coi suoi compagni di classe di liceo sulle scarsissime probabilità di tornare a scuola e di sostenere una vera maturità) è subito sbiancato al timore di dovere riconnettersi anche fuori lezione (sia pur virtuale) a qualche vaga, vaghissima (diciamolo) nozione filosofica. Fortunatamente la pratica della filosofia è appunto un uso pratico del pensiero di carattere e di metodo filosofico e questo lo ha rassicurato sul fatto che non fossero assolutamente richieste competenze specifiche (anzi). Così ha sottoscritto la sua partecipazione. A onor del vero anche qualche altro membro della famiglia, di cui si potrebbe ragionevolmente supporre una certa conoscenza o reminiscenza di qualche manuale di filosofia, ha avuto le medesime ansie da prestazione ma è  stato meno coraggioso nel palesarle!!! Tuttavia, la curiosità ha avuto la meglio e abbiamo fatto la prima sessione di Philosophy for Community in famiglia.

Per una facilitatrice giocare “in casa” è, diciamolo francamente, fortemente improbabile: all'inizio nessuno mi prendeva sul serio e poi se sei “mamma” o “moglie”, insomma, si fa fatica a vederti in un ruolo diverso, soprattutto se il tutto si svolge nel salone di casa. Capisco perfettamente! Su questo devo dire che le migliori performance sono state quelle di mio marito che ha provato a mantenere un tono scanzonato per tutto l’avvio della sessione e con fierezza. Ma a ben vedere, confrontandoci dopo la sessione sulle loro impressioni, la questione toccava molto anche i loro ruoli e la paura del giudizio.

Comunque, non mi sono scoraggiata. Anche se loro faticavano io ero il facilitatore e mi sono comportata come tale, continuando a condurre la sessione: ogni facilitatore sa che all'inizio la comunità di ricerca va sostenuta e aiutata. Così, passati i primi 10/15 minuti e arrivati al c.d. Piano di discussione, si sono tutti immersi nella partecipazione dimenticando il resto.

Non sto qui ad annoiarvi sul tema emerso e discusso, che ci ha visti impegnati per più di un’ora… Invece è stato interessante notare, non solo come madre, ma come facilitatrice, il cambiamento di atteggiamento E le dinamiche di confronto che si sono venute a creare nel corso della sessione. Ad esempio, la capacità di dialogo filosofico all'interno di uno spazio formalizzato e di un setting preciso pur tra persone abituate a relazioni familiari, con precisi e noti ruoli. Ciò si potrebbe attribuire alla metodologia che stavamo utilizzando, ma solo in parte; il resto è stato reso possibile grazie alla volontà di ciascuno di noi e dal fatto di esserci saputi mettere tutti “seriamente in gioco”. Un fatto non scontato e certamente bello.

Un’altra cosa, risultata evidente non solo a chi fa questo di professione, è stata la naturale capacità del più piccolo dei miei figli di fare filosofia, di ragionare con un pensiero filosofico concreto, di problematizzare le affermazioni dei più grandi, di articolare ragionamenti capaci di grande logica, in un clima di reale democratico confronto e ascolto; questo, grazie non alla particolare intelligenza di mio figlio, ma al fatto che i bambini e i ragazzini sono meno strutturati e più facilmente capaci di filoso-fare.

Sarebbe bello se lungo tutta la formazione si riuscisse a dare maggiore spazio allo sviluppo di questa particolare abilità filosofica al fine di formare persone e futuri cittadini, che era poi l’aspirazione originaria delle scuole greche, ci dicono…

Ridestati alla meraviglia e alla bellezza di essere e stare in famiglia dal Covid-19: Paradossalmente… sì.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile 2020 - ore 22:38
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